Nel 1662 Pietre Nicola appena diciannovenne sposò Gioanna Capriglione [31.1], ancor più giovane di lui, una ragazzina. Il cognome Capriglione aveva ormai la “r” dopo la “p” e non prima, com’era invece nel Cinquecento. Pietre Nicola e Gioanna andarono a vivere a Vettica Maggiore, nel solco della tradizione della famiglia della madre, Desiata Merolla, moglie di Minico. Pietro Nicola (così lo chiameremo d’ora in poi, corretto con la “o”, oppure semplicemente Nicola come lui si faceva chiamare) era un tipo vivace, estroverso, ardito, ambizioso.
Pietro Nicola ebbe sei figli [31.2], su un arco temporale di ben 37 anni, dal 1663 fino al 1700, anno in cui lui raggiunse i 57 anni. È verosimile che avesse avuto una seconda moglie, altrimenti i conti dell’età fertile non tornerebbero visto che Gioanna Capriglione era quasi sua coetanea, ma su un secondo matrimonio non ho trovato riscontri documentali.
La prima figlia, nata a fine agosto del 1663, la chiamarono Anna Desiata. Questa bambina nacque a metà tra le due bimbe Vittoria figlie di Nofrio. Aver scelto come secondo nome Desiata, uguale a quello di Desiata Merolla moglie di Minico, la quale oltretutto era nativa proprio di Vettica Maggiore, località scelta da Nicola e Gioanna come loro residenza, suonò come sottile sfida nei confronti di Nofrio e Vincenza, coppia seriosa, introversa, un po’ triste, e fu molto apprezzato dalla nonna paterna, che cominciò a nutrire una malcelata preferenza verso questa coppia più giovane e più allegra.
Il secondo figlio di Pietro Nicola e Gioanna, Domenico Antonio, nacque nel 1666; fu diacono, morì a 22 anni; il terzo, Carl’Antonio, nacque nel 1670 ed ebbe una vita ricca e prestigiosa; il quarto, Gio Battista Agnello, nacque nel 1682 e fece il chierico («clericus»); poi nel 1691 nacque Gio Battista, che sposò Isabella Merolla nel 1736 in prime nozze e poi Teresa Cinco nel 1751; infine Giovanni nacque nel 1700 e morì a soli 29 anni. A conti fatti, gli ultimi due figli furono di secondo letto.
A Nicola veniva attribuito l’appellativo di “magnifico”.
Ho detto che Carl’Antonio ebbe una vita prestigiosa. Si firmava solo con il primo nome, Carlo, come il bisnonno del Cinquecento di cui aveva sentito parlare in famiglia dal nonno Minico. Fece il notaio, rogando a Vettica Maggiore e, per qualche anno, anche ad Amalfi. Gli atti che stipulò sono conservati nell’Archivio notarile di Salerno. Ogni notaio sopra la firma usava apporre un proprio logo manoscritto, una specie di timbro con cui autenticava gli atti. Carlo scelse una rosa dei venti [31.3] stilizzata, in omaggio a Vettica Maggiore. A Carlo ancor più che al padre spettò l’appellativo di magnifico.
Ebbe dodici figli, il doppio di quelli di Pietro Nicola: i primi dieci dalla prima moglie Agnese Villano, sposata a venticinque anni nel 1695: Luc’Antonio nato nel 1696 e morto nel 1731; Rubina morta alla nascita nel 1698; Giovanni Gennaro 1701-1729; Prudenza morta neonata nel 1703; Angela M. 1708-1769; Nicola M. morto neonato nel 1710; Rosa Teodora morta neonata nel 1713; Rosa morta a due anni nel 1715; una terza Rosa, morta a quindici anni nel 1730; Caterina, nata nel 1719. Al decimo parto, nel 1719, quando nacque Caterina, la povera moglie Agnese tirò le cuoia.
Gli ultimi due figli Carlo li ebbe dalla seconda moglie, «D. Anna Maria Iovene della Città di Gragnano», che lui cinquantenne sposò nel 1720 [31.4], appena pochi mesi dopo la morte di Agnese. Per tacitare le chiacchiere e ribadire l’eterno amore per la prima moglie, diede alla prima figlia di secondo letto il nome della prima moglie. Agnese Teresa nacque nel 1721. Seguì Nicola Tommaso nel 1723. Quando il dodicesimo figlio compì due anni, anche Carlo pensò bene di passare a miglior vita. Nel suo studio notarile fu sostituito per qualche anno da Giovanni, suo fratello minore, figlio di secondo letto di Nicola, anche lui notaio. Questo subentro durò poco perché Giovanni morì giovanissimo a 29 anni.
Il primo figlio di Carlo, Luc’Antonio, fece il sacerdote. Ci occuperemo di lui tra poco.
Il generale forte sviluppo demografico tra Cinquecento e Seicento avrebbe fatto immaginare un significativo incremento del numero complessivo dei Gallo dei vari rami familiari presenti a Praiano e Vettica Maggiore a metà Seicento. Invece, dai registri di battesimi e defunti delle due parrocchie, S. Luca e S. Gennaro, emerge un numero inferiore. La spiegazione è che a metà Seicento, già prima della peste, molti rami della famiglia si esaurirono o migrarono in altre località, a Napoli e altrove.
Dal libro de’ Defunti del Seicento, più precisamente di quello relativo al periodo dal 6 giugno 1656 al 19 dicembre 1706, e dagli Stati Animarum di inizio Settecento abbiamo la prova che nella seconda metà del Seicento i vari rami dei Gallo si riunirono ad abitare in sole due dimore, “palaziate” come si diceva all’epoca, entrambe denominate ufficialmente «Casa Gallo»: una a Praiano, principalmente sia pur non esclusivamente con Nofrio e il suo nucleo, e una a Vettica Maggiore esclusivamente intorno a Pietro Nicola e alla sua famiglia. Incredibilmente, di tutti gli altri rami della ventina di giovanotti Gallo del Cinquecento restavano poche tracce.
Un elaborato compiuto dal vecchio e ormai defunto parroco di Vettica Maggiore, don Gennaro Fusco, fu la prima fonte di informazioni in cui ci imbattemmo mia moglie e io quella mattina di fine marzo 2010, quando per la prima volta arrivammo a Vettica Maggiore credendo di essere giunti a Praiano. Per la verità, a differenza di S. Luca, la parrocchia di S. Gennaro non presentava i registri in modo ordinato, ma solo fogli sparsi e appunti personalmente sia pur scrupolosamente dattiloscritti da don Gennaro Fusco. Non ci fu chiaro se l’apparente confusione di tale archivio fosse la conseguenza delle rielaborazioni svolte da don Gennaro o se al contrario il vero archivio fosse segretamente custodito chissà dove e i fogli sparsi fossero le sole cose lasciate in pasto a cultori cui la parrocchia non si fidava di offrire altro.
I racconti e i ricordi personali di don Luigi Amendola, parroco di S. Luca, non chiarivano il dubbio. Per esempio, una volta don Gennaro Fusco prese in prestito o più probabilmente sottrasse da S. Luca il primo registro del Cinquecento relativo a Praiano, quello come abbiamo visto privo di molte pagine e da me tutto fotografato assieme a Raffaele Scala. Tempo dopo, morto don Gennaro, don Luigi cercò disperatamente il registro, ma non lo trovò. Non sapeva dove andare a cercarlo. Una notte sognò don Gennaro che gli diceva che quel registro stava tra le carte della parrocchia di Vettica Maggiore. Allora don Luigi si svegliò, corse, lo trovò, se lo fece ridare e se lo riportò a S. Luca. Chissà se le pagine mancanti da quel primo registro si trovino ancora in qualche archivio segreto della parrocchia di S. Gennaro.