cap 22

Secondo Capaccio, il cognome Gallo sulla costa amalfitana sarebbe derivato da antichi romani insediatisi nel luogo. Citando Francesco Antonio Porpora, che fu allievo del giureconsulto Giacomo Gallo originario di Praiano, Matteo Camera ricorda che «la famiglia Gallo e dei Picentini vide la sua origine nella celebre e nobilissima città di Amalfi…; se si vuol vedere la sua prima origine, si riconosca come madre l’urbe romana».
Picentino per la verità era un aggettivo che qualificava il popolo italico dei Piceni o Picenti, i quali erano stanziali del territorio delle odierne Marche, per cui ad Ascoli è associato l’aggettivo Piceno, nonché dell’Abruzzo settentrionale, cioè del Teramano. Nel IV secolo a.C. i Piceni subirono l’invasione da parte dei Galli Sènoni. Per difendersi da questi Galli, i Piceni si allearono con i Romani, assieme ai quali vinsero la battaglia del Sentino nel 295 a.C..
A partire dal 268 a.C., quindi una trentina d’anni dopo la battaglia del Sentino, fu attestata in  Campania la presenza di gruppi di origine picena, detti appunto Picentini. Questi diedero il loro nome: sia ai monti dell’Appennino campano che stanno alle spalle di Agerola, tra i monti Lattari, il Monte Partenio, l’altopiano Irpino e la valle del fiume Sele; sia all’Agro Picentino; sia a un fiume campano, il Picentino appunto. Il Dizionario geografico-ragionato del Regno di Napoli di Giustiniani a pag. 157 dice che «Il luogo dove vedesi questa città [Amalfi], un tempo era abitato da’ popoli Picentini».Tutto questo non chiarisce però la ragione per cui Matteo Camera nella sua citazione unisse la gente Gallo ai Picentini. Che ci fosse osmosi tra di loro, comunque, è confermato dal fatto che Nuntia di Montorio, moglie di Carlo Gallo, venendo dal Principato di Montoro era una picentina.
Per inciso, facendo un salto ai giorni nostri, è interessante notare l’esistenza nelle Marche di due rami di una famiglia Gallo, entrambi risalenti alla prima metà del Quattrocento, separatamente insigniti del titolo di conte nel Settecento. Il primo ramo è insediato a Osimo in provincia di Ancona. Il secondo, di Amandola in provincia di Fermo, fino a poco fa provincia di Ascoli Piceno, vanta una storia ricostruita in carte oggi custodite presso l’Archivio di Stato di Ascoli Piceno  e uno stemma [17.1] del tutto simile a quello dei Gallo di Praiano, come l’abbiamo visto per ora nel capitolo 12, costituito da un gallo su tre cime di monte. L’ultima discendente di questo secondo ramo si chiamava Costanza Gallo, morì nel 2006 e non trasmise il suo cognome ad alcun erede. Matteo Camera raccontò la storia di due omonimi Iacobo (o Iacopo o Giacomo) Gallo, uno seniore vissuto a cavallo del Cinquecento e uno iuniore vissuto nella seconda metà del Cinquecento e a cavallo del Seicento. Furono personaggi entrambi importanti. «Originari di Amalfi sono fuor dubbio i due Giacomo Gallo, omonimi, discendenti di nobile legnaggio». Anzi, si corresse Camera: «l’egregio giureconsulto Giacomo Gallo originario di Amalfi o piuttosto di Praiano».
Giacomo seniore nacque a Napoli da Luigi e da Giulia della Bella di Firenze, fu grande amico di Ferdinando-Francesco d’Avalos marchese di Pescara. Sposò Sarra Brancato intorno al 1494. Fu uomo di esemplare probità e ingegno, assurse a cariche prestigiose («onorevoli uffici»), lasciò «manoscritti i Diurnali delle cose successe in Napoli dal an. 1494 all’an. 1536. Il secondogenito, a nome Nicolantonio, fu di poi padre di Giacomo iuniore».
Abbiamo già visto nel capitolo 7 che uno Iacobo Gallo fu eletto console della corporazione dell’Arte della seta. più esattamente lo fu tre volte: nel 1525 assieme a Bartolomeo Massei di Lucca e Francesco Terri di Napoli, nel 1528 assieme a Pietro Stagnaro di Genova e Palmerio Nacherio di Napoli, e nel 1529 assieme a Bartolomeo Massei di Lucca e Antonio Lione di Genova. In quegli anni, Napoli fu assediata e poi invasa. I libri delle matricole dell’Arte della seta furono parzialmente distrutti dagli occupanti («dai soldati semilacerati»), ma poi dopo l’assedio furono recuperati proprio da Iacobo Gallo, il quale in quel momento non era più console e quindi con il suo gesto dimostrò profondo senso di appartenenza all’istituzione Arte della seta. Gli iscritti rimasero colpiti, gli resero onore e – quando nel 1531 i libri furono restaurati – dedicarono una pagina di introduzione al salvataggio compiuto da Iacobo Gallo.
Non esiste prova che si trattasse del medesimo personaggio, cioè che il console della seta fosse proprio il seniore citato da Matteo Camera, ma è anche vero che quello di console poteva essere uno degli «onorevoli uffici» cui Iacobo originario di Praiano fu assegnato, secondo Matteo Camera.
Giacomo Gallo iuniore nacque a Napoli nel 1554, studiò diritto nell’Università di Napoli, ebbe per istitutore Cesare Bennato di Pisa. Si laureò giovane e meritò presto la cattedra di giurisprudenza nella stessa Università. Fabio Capece-Galeota fu suo discepolo e tessé le sue lodi. Fu poi chiamato in cattedra a Pisa, poi nel 1596 a Messina, e poi ancora sei anni dopo a Padova, dove ottenne grandi onori, fra cui i titoli di cavaliere di S. Marco e conte palatino. Morì settantaquattrenne nel 1618 a Padova, dove fu sepolto nella chiesa dei Padri Teatini. Suo figlio Alessandro divenne celebre avvocato nel foro napoletano, poi abbracciò lo stato chiesastico e divenne arcidiacono e vicario generale di Salerno, quindi vescovo di Massalubrense (1632). Curò una raccolta dei discorsi del padre.
Di Giacomo Gallo iuniore parlò anche Capaccio, nel suo trattato per il tramite del Forastiero e del suo intervistatore Cittadino.
Come vedremo più avanti, il nome di battesimo Nicolantonio che Giacomo seniore diede a suo figlio, padre di Giacomo iuniore, era tipico dei Gallo di Praiano, mentre il nome Alessandro del figlio di Giacomo iuniore fissa la fine del rapporto con la tradizione praianese e coincide con l’emigrazione a Napoli nel Seicento.

About Riccardo Gallo
Riccardo Gallo (Roma, 23 settembre 1943) è un ingegnere, economista e docente italiano. Professore alla Sapienza, ha svolto compiti di risanamento del sistema produttivo italiano in ambiti governativi, finanziari, aziendali, riversando e incrociando le competenze acquisite. È stato definito il bastian contrario sia del management pubblico che del privatismo arrogante, estremista di centro. Ha collaborato con Il Sole 24 Ore. Oggi è opinionista de L’Espresso.
View all posts by Riccardo Gallo