Un altro ramo dei Gallo di Agerola scese lungo la via pubblica, ma a uno dei bivi voltò verso ovest e andò a vivere a Positano. Qui nel Trecento, così come a Conca e a Maiori, nacque una buona attività armatoriale per la costruzione di imbarcazioni mercantili. C’era un certo numero di calafati, di artigiani abili a calafatare, cioè a chiudere con stoppa e pece le fessure del fasciame dello scafo di un’imbarcazione in legno per renderlo impermeabile. In particolare, secondo Camera, a Positano «tra’ marinari naviganti su di essi legni eranvi delle casate Greco, de Maria, Gaito, Caccavo, Mirelli del casale di Nocella, Talamo, Gallo, Fiore…». I Gallo di Positano, dunque, divennero armatori di galee, marinari naviganti in campo civile, non militare.
Nel Quattrocento un’altra famiglia Gallo viveva a Giffoni. Giffoni Sei Casali e Giffoni Valle Piana sono oggi due località, distanti l’una dall’altra 4,5 km, situate nell’entroterra a 20 chilometri da Salerno e a 60 da Agerola, sotto i monti Picentini. Come ricordò Camera, un esponente di quel ramo della famiglia, Silvestro, fu tra i viceduchi che «tennero le redini dello Stato di Amalfi sotto la dominazione de’ Sanseverineschi, Colonnesi, Orsini e Piccolomini». Divenuto duca di Amalfi, Giovanni Piccolomini decise di far lavorare al suo posto un viceduca e un luogotenente: il primo amministrava, il secondo «rassegnava al duca ogni atto arbitrario commesso dal viceduca nelle sue funzioni». L’incarico di viceduca durava solo un anno ed era assegnato a un fiduciario proveniente da famiglie di Siena, Napoli, Salerno, penisola sorrentina, costa amalfitana. Silvestro Gallo fu viceduca di Amalfi nel 1520.
Questo medesimo ramo della famiglia Gallo aveva uno stemma nobiliare [20.1], del tutto simile a quello dei Gallo di Praiano visto nel capitolo 12 e a quello dei Gallo di Amandola visto nel capitolo 17. Al ramo picentino di Giffoni appartenne un tale Guglielmo che si trasferì a Castrovillari in Calabria nella seconda metà del Seicento. Discendente diretto di Guglielmo fu Gaetano, nato appunto a Castrovillari nel 1823, il quale ottenne il titolo di marchese dai re Borbone il 15 gennaio 1849; questa onorificienza fu poi riconosciuta al suo omonimo nipote dal Regno d’Italia con D.M. 27 agosto 1923.
Nello studio dei toponimi e degli insediamenti dei Gallo sulla costa amalfitana mi restava una cosa da spiegare, misteriosa e affascinante: perché le isole dei Galli, situate davanti Vettica Maggiore e Positano, si chiamano così? Li Galli, si sa, è un arcipelago formato da tre isole: la più grande si chiama Gallo Lungo, l’unica a essere stata abitata fin dai tempi dei Romani; la seconda a ovest si chiama La Rotonda; la terza a nord è detta Dei Briganti o certe volte Castelluccio o La Castelluccia.
Dopo molti approfondimenti scoprii che le tre isole furono chiamate Li Galli per la prima volta nel 1225 nell’atto con cui Federico II di Svevia le donò al monastero di Positano, quando appunto le denominò “tres Sirenas quae dicitur Gallus”. Come spiega bene Eduardo Federico, ricercatore di storia greca presso l’Università di Napoli Federico II, l’origine del nome “Sirenas” risaliva al geografo greco Strabone, vissuto tra il 63 e il 19 a.C., il quale descrisse le tre isole, le identificò come il posto in cui vivevano sirene di cui parla Omero nell’Odissea e le chiamò Sirenai o Sirenussai. Nella mitologia greca, d’altra parte, le sirene rappresentavano gli ostacoli e i pericoli alla navigazione ed era proprio in quel tratto di mare che le correnti portavano spesso le imbarcazioni a schiantarsi contro di esse, naufragando.
Per capire un possibile nesso tra sirene e galli, bisogna dire che nell’arte figurata greca arcaica le sirene venivano immaginate metà donna e metà uccello, come si vede in un piatto esposto al Louvre. Tornerò su questa cosa tra un po’, ma intanto ricordiamo che dipinti antichi e meno antichi della barca di Ulisse che passa di lì raffigurano proprio così le sirene. Le Sirene “greche” arcaiche non vanno confuse con le Sirene ittioformi, metà donna e metà pesce della fantasia popolare. L’accostamento più immediato che si può fare con le sirene “pennute” è quindi quella della gallina o del gallo: da qui il nome Li Galli ancora oggi utilizzato. Ma, ripeto, di questo parleremo ancora più avanti nel racconto, quando avremo completato la galleria delle varianti dello stemma della famiglia Gallo.