cap 57

«…Dona con titolo di donazione irrevocabile tra vivi a beneficio di detti D. Giuseppe e D. Michelangelo presenti ed accettanti per sé stessi, loro eredi e successori la sudetta massaria e case adiacenti ed una con tutto di detta massaria e case, ragioni, azzioni ed intiero stato e con li seguenti pesi da doverli essi D. Michelangelo e D. Giuseppe puntualmente sodisfare, senza replica o eccezione alcuna». Dunque, Crescenzo lasciò tutto ai due figli maschi non preti, anzi la quota di Giuseppe alla morte di quest’ultimo sarebbe andata a Michelangelo, ponendo loro tuttavia una serie di obblighi, consistenti nel dover corrispondere dal mese successivo alla sua morte:
36 ducati annui, cioè tre al mese, al Reverendo Pasquale «liberi ed espliciti e franchi da ogni peso e spesa, vita di lui durante tantum e non oltre»;
in aggiunta, al Reverendo Pasquale 160 ducati, quali interessi al 4 percento sulla somma di 4mila ducati che comunque restavano nelle disponibilità di Giuseppe e Michelangelo, salvo che Pasquale in vita avesse voluto disporne fino a un massimo di duemila. Nel caso però che don Pasquale non volesse «far tenere a detti signori D. Giuseppe e D. Michelangelo suoi fratelli li sudetti ducati quattromila, questi siano tenuti ed obligati… a dare e pagare a detto signor D. Pasquale li sudetti ducati quattromila condizionati però per farsene compra di beni stabili qui in Napoli, sue pertinenze, territorio e distretto con consenso in scriptis di detti signori D. Giuseppe e D. Michelangelo»;
36 ducati «liberi ed espliciti e franchi da ogni peso e spesa, vita di lui durante tantum e non oltre» anche a favore di D. Giovanni, figlio di Michelangelo, iniziato al sacerdozio;
altrettanti 36 ducati annui alle medesime condizioni a favore di suor Marianna ma, in questo caso, con l’ulteriore «facoltà alla medesima di poter disponere in vita o in morte della summa di ducati cento da doverli sborzare essi D. Giuseppe e D. Michelangelo subito che essa suor Marianna l’avrà disposto; in tal caso però non siano tenuti essi D. Giuseppe e D. Michelangelo all’intera corrispondenza di detti annui ducati trentasei, ma solamente annui ducati trentadue minorandosi annui ducati quattro per lo disborzo di detti ducati cento. E similmente occorrendo a detta suor Marianna comprarsi qualche camera nel detto conservatorio, il prezzo di essa siano tenuti essi D. Michelangelo e D. Giuseppe, siccome insolidum promettono e s’obligano sborzarlo con scemare però da sopra li detti annui ducati trentasei l’interesse di esso alla ragione del quattro per cento, da non poter bensì ascendere detto prezzo alla somma di ducati cento»;
altrettanti 36 ducati annui a suor Maria Rosa, figlia di Giuseppe, ma in questo caso, essendo la ragazza monaca pinzochera, quindi vivendo in casa e non in conservatorio, non fu previsto l’ulteriore versamento di una somma per comprare una camera come era stato per suor Marianna;
ulteriori 72 ducati, dunque il doppio di 36, ben sei ducati al mese, al Rev. Pasquale «presente ed accettante etc. vita sua durante, col peso però di celebrare una messa quotidiana perpetua ubique. E dopo la morte di detto reverendo D. Pasquale il sudetto peso della celebrazione di detta messa perpetua passi e sia del detto signor D. Giuseppe figlio primogenito di detto signor D. Crescenzo vita sua durante e delli di lui discendenti per linea mascolina… e mancando la linea primogeniale mascolina di detto signor D. Giuseppe, detto peso sia del detto signor D. Michelangelo figlio secondogenito di detto signor D. Crescenzo vita sua durante, e delli discendenti mascoli dal medesimo, anche da primogenito in primogenito come sopra. E mancando la linea mascolina discendente dalla femina più prossima a detto signor D. Giuseppe ordine primogeniturae ut supra semper servato; e mancando quest’altra linea debba succedere la linea mascolina discendente dalla femina più prossima a detto signor D. Michelangelo ordine primogeniturae come sopra. E colui che avrà detto peso, abbia il diritto di nominare un cappellano pro tempore amovibile ad nutum, il quale debba sodisfare dette messe, e da colui che l’avrà nominato ricevere l’elemosina, o da colui che succederà a detto peso di messe, quante volte non sarà ammosso. Benvero nel caso che si estinguessero tutte le sudette linee l’ultimo che avrà detto peso di messe, in ultimis costituto possa nominare e chiamare alla goduta del peso della celebrazione di dette messe qualunque altra linea che li piacesse, con assegnarli li medesimi annui ducati settantadue, da pagarsi al cappellano pro tempore per potersi perpetuare la celebrazione di esse, quale però debba farsi nella venerabile parocchial chiesa di S. Maria della Scala per cui abbia il diritto il reverendo paroco pro tempore di detta parocchia invigilare all’esecuzione della celebrazione di dette messe faciende dalla sudetta linea estranea. D’applicarsi però sempre le messe celebande per tutti della famiglia e discendenti di detto signor D. Crescenzo». «Ed essendovi più concorrenti di dette discendenze alla sudetta celebrazione di messe, se saranno sacerdoti debba essere preferito quello che ha il maggior ordine, e se fussero in altri ordini debba essere preferito quello che ha il maggior ordine, e se fussero ordinati debba esser preferito il maggior di età»;
invece 12 ducati annui, uno al mese, alle stesse condizioni a Carmina Fenizia, moglie di Crescenzo e madre di Giuseppe e Michelangelo; ovvero, in alternativa, 3mila ducati una tantum;
inoltre, 72 ducati annui ad Angela in capillis. «E volendosi maritare in tal caso siano tenuti essi D. Giuseppe e D. Michelangelo costituirle ed assegnarle… ducati duemila liberi o condizionati a loro disposizione per sua dote»;
e poi 700 ducati una tantum a Rosa Maria e altrettanti a Teresa, figlie maritate di Crescenzo, in accrescimento della loro rispettiva dote pari a 300 ducati. «Nel caso che dette D. Rosa e D. Teresa non fussero contente di detto aumento di dote, e dassero molestia a detti D. Giuseppe e D. Michelangelo e reverendo D. Pasquale, in tal caso esso signor D. Crescenzo vuole che siano prive immediatamente ed alla loro prima istanza di detti ducati settecento, senza che se li debba dare cosa alcuna». Chiaro?
i 600 ducati che Crescenzo aveva trattenuto dalla dote di Catarina, moglie di Michelangelo, tornavano a quest’ultimo.

About Riccardo Gallo
Riccardo Gallo (Roma, 23 settembre 1943) è un ingegnere, economista e docente italiano. Professore alla Sapienza, ha svolto compiti di risanamento del sistema produttivo italiano in ambiti governativi, finanziari, aziendali, riversando e incrociando le competenze acquisite. È stato definito il bastian contrario sia del management pubblico che del privatismo arrogante, estremista di centro. Ha collaborato con Il Sole 24 Ore. Oggi è opinionista de L’Espresso.
View all posts by Riccardo Gallo