Uno dei pochi aspetti positivi del dispendioso ma ottimo tenore di vita sociale mantenuto dai Gallo fu che, come Michele aveva frequentato famiglie di rango come i Masillo, così fecero anche i suoi ragazzi. Un primo esempio fu rappresentato dai Nacciarone, famiglia borghese benestante vivente da tempo a Napoli. Erano di origine molisana. Otto generazioni prima di Enrico Nacciarone, marito di Maria Grazia, l’antenato diretto si chiamava Domenico ed era un possidente nato nella prima metà del Seicento a Frosolone, provincia di Isernia. Gustavo Nacciarone, nato a Napoli nel 1831, cugino del padre di Enrico, fu un celebre pittore allievo di Domenico Morelli. Un nipote di questo Gustavo se ne andò negli Stati Uniti e mise su famiglia laggiù. Alfonso, fratello maggiore di quattro anni di Enrico, si fidanzò con Amalia, sorella maggiore dell’avvocato Giulio Mola, secondo il già visto modello di socializzazione e imparentamenti nel casamento.
Un secondo esempio di famiglie di rango furono appunto i Mola. Giulio e Amalia erano figli di Vito, nato nel 1826, avvocato, e di Marianna Viola. Vito era figlio di Giovanbattista, nato a fine Settecento, e di Teresa D’Errico. Abitavano in via Salvator Rosa 342, a un chilometro da Santa Maria Antesaecula. Si vantavano, senza però averlo mai dimostrato, di appartenere alla nobile famiglia dei conti di Mola, in provincia di Bari, discendenti da Michele Vaaz, mercante ebreo portoghese, legato alla corte del vicereame spagnolo e nominato conte di Mola nel 1612.
Quando svolse l’incarico di ideare la divisione della proprietà Gallo in S. Maria Antesaecula 112, il giovane avvocato Giulio s’invaghì del casamento, oggetto dell’incarico; a fine Ottocento, comprò un appartamento del palazzo, andò a viverci e portò con sé fratelli e sorelle: oltre ad Amalia, i due fratelli Giovanni e Luigino, e la sorella Angela, chiamata Angelina perché minuta.
Luigino fu un importante ufficiale di marina. Nel 1900 fece parte di una spedizione militare italiana in Cina, nell’ambito di un intervento internazionale delle Grandi Potenze occidentali per difendere le delegazioni diplomatiche attaccate da un movimento xenofobo, vicino al governo del “Celeste Impero”. La Divisione Navale Oceanica italiana fu composta da due incrociatori (Ettore Fieramosca e Vettor Pisani) e da due Navi Regie (Vesuvio e Stromboli). Re Umberto I salutò la partenza della spedizione da Napoli giovedì 19 luglio 1900. Fu un grande successo militare. Luigino conquistò una medaglia al valore, che portò in petto tutta la vita. La sera di domenica 29 luglio 1900, dieci giorni dopo la partenza da Napoli, a Monza al termine di un saggio ginnico, re Umberto I subì un attentato mortale; fu ferito da tre colpi di arma da fuoco sparati dall’anarchico Gaetano Bresci, confuso tra la folla. Il re fu portato a Villa Reale, ma vi giunse cadavere. Luigino raccontava che la notizia dell’attentato giunse per telegrafo sulla nave in viaggio verso la Cina. Lui e gli altri militari stavano andando verso scontri a fuoco; perciò rimasero terribilmente scossi.
Anni dopo il suo rientro, Luigino sposò la nipote Esterina [101.1], figlia di suo fratello Giovanni. Soprattutto fuori della famiglia fu scandalo. Era incesto? Chi invece li giustificava osservò che, siccome Luigino aveva navigato sempre, si erano visti poco e in pratica era come non fossero zio e nipote. La società all’epoca era molto chiusa e unioni oggi inconcepibili capitavano eccome. Stupisce piuttosto Luigino, ché aveva girato il mondo, quindi non è che appartenesse a una società chiusa in se stessa.
I ragazzi Gallo, cioè Alberto, Enrico, i loro numerosi cugini figli di Pietro, i Nacciarone, i Mola e altri ancora, iniziarono a organizzare frequentazioni, gite, comitive, ci furono sguardi, sorrisi. Nacquero amicizie ma anche amori, come era accaduto tra Pietro e Concetta Gaudiosi una generazione prima.
Angelina Mola nacque nel 1873. Nel casamento di via S. Maria Antesaecula, per la verità, si invaghì con amore platonico di un ufficiale dei carabinieri che era andato ad abitare lì; arrivò quasi a fidanzarcisi ma, quando un giorno dalla finestra della sua stanza casualmente lo vide a torso nudo in una stanza dell’ala di fronte del palazzo, si accorse che il carabiniere era terribilmente irsuto. Si turbò, si scandalizzò e l’amore svanì, di colpo.
Angelina aiutava il fratello Giulio nell’attività di avvocato; pur non avendo lei fatto studi giuridici, catalogava sentenze, organizzava l’archivio, trascriveva comparse giudiziali. La mia grafologa, analizzatane la firma [101.2] senza conoscere alcunché di lei, così la descrisse: «Donna intelligente, istruita, sensibile, protesa al futuro dal quale, però, si difende. La sua apparente estroversione è invece riparo per un’intimità gelosamente custodita. Presenti un forte senso di orgoglio e di rivalsa e un bisogno di apparire. Buona integrazione con l’ambiente sociale dell’epoca». Perizie queste tutte emozionanti.