cap 12

Nel 1278 Carlo I d’Angiò, re di Sicilia dal 1266 al 1282, con Napoli capitale del Regno, promosse Praiano con la sua frazione Vettica Maggiore, fino a quel momento semplice casale di Amalfi, le diede autonomia amministrativa e la elevò a “universitas“. Ciò fu coerente con un precedente provvedimento più generale, addottato cinque anni prima, con cui Carlo I aveva tagliato in due metà il Principato di Montoro esistente all’interno del Regno e comprendente Amalfi e i suoi casali, motivandolo con il fatto che quel Principato era cresciuto troppo e non poteva essere amministrato mediante un unico distretto. Le due metà furono chiamate: “Principatus ultra serras Montorii” e “Principatus citra serras Montorii”, ovvero Principato al di là delle montagne di Montoro (a nord, tra Solofra e Mercato Sanseverino) e Principato al di qua delle montagne di Montoro (a sud). Il confine tra i due nuovi giustizierati era segnato dai monti Picentini. Tornerò più avanti sull’origine della denominazione Picentini. I monti Lattari, che separano la penisola sorrentina affacciata sul golfo di Napoli dalla costa d’Amalfi affacciata sul golfo di Salerno, sono il prolungamento occidentale dei monti Picentini. Nella parte centrale dei monti Lattari è situata Agerola, a 630 metri sul livello del mare, ai piedi della cima più alta, quella di monte Sant’Angelo a Tre Pizzi [12.1], il quale comprende le cime di Monte Catiello, Monte di Mezzo e Monte San Michele (il più alto, a 1.444 metri). Da quest’ultimo parte una cresta di rocce che scende giù, forma una cuspide a metà tra Praiano e la sua frazione Vettica Maggiore, e si tuffa in mare formando Punta Sottile. Matteo Camera scrisse che Praiano e Vettica Maggiore «sono due Terre antichissime e contigue che formano un sol Comune. Entrambe giacciono su falde di montagne alquanto elevate dal mare ed insieme colligate l’una presso l’altra, ma diametralmente opposte e segregate tra loro da una lingua di terra… L’una e l’altra furon suburbani finitimi dell’antica Amalfi; ed ebbero tra loro, unitamente, origine comune e coeva agli altri luoghi di questa riviera». Nello studiare la storia dei Gallo di Praiano ho sempre considerato centrale il nome di monte S. Angelo a Tre Pizzi. Tra l’altro, i nomi Michele e Angelo componevano il nome MicheleAngelo. Quanto ai tre pizzi, ci torneremo più volte in seguito, da ultimo quando analizzeremo lo stemma di famiglia.

Il provvedimento amministrativo con cui Carlo I elevò Praiano a universitas ne sancì lo sviluppo che si era avuto nel corso degli ultimi duecento anni. Due processi avevano contribuito a quello sviluppo: il primo risale all’epoca della Repubblica marinara di Amalfi, a cavallo del Mille, quando un po’ di gente scese dai monti Lattari avendo capito che, per come era cambiata le geopolitica del commercio, il controllo dello sbocco a mare di Praiano verso il Mediterraneo era divenuto più strategico e importante del controllo del valico di Agerola a monte, tra il golfo di Napoli e quello di Salerno. Il secondo processo risale all’epoca in cui, ormai caduta la Repubblica marinara, alcune decine di nuclei familiari per ragioni di sicurezza abbandonarono Amalfi divenuta meta di pirati saraceni, e traslocarono nei due casali di Praiano e Vettica Maggiore, noti da tempo come rifugio naturale. Nelle carte del Medioevo, Praiano era denominata Pelagianum, cioè mare aperto, poi Plagianum, infine Praiano nel Rinascimento, come si vede nei Musei Vaticani, precisamente nella Sala delle Mappe geografiche, opera di Ignazio Danti tra il 1570 e il 1580, subito dopo il Concilio di Trento. Rimasi emozionato nell’ammirare questa Sala in una visita guidata a fine luglio 2010. La mappa della Campania indica sulla costa amalfitana Praiano, oltre ad Amalfi, riconoscendo quindi a questa località una obiettiva importanza.
Nella cuspide, Praiano sta sul versante di sud-est, a destra sulla carta, ha un’altezza sul livello del mare che va da 80 a 180 metri, con una media di 120. Vettica Maggiore, frazione di Praiano, sta sul versante di sud-ovest, a sinistra sulla carta, e ha un’altitudine di poco inferiore. Via Guglielmo Marconi, la strada lungo la quale ci arrampicammo il pomeriggio del primo giorno per andare dalla parrocchia di S. Gennaro a quella di S. Luca, collega oggi Vettica Maggiore a Praiano, è una strada panoramica, con una forte pendenza, 16% media secondo un cartello stradale posto in cima; è lunga trecentocinquanta metri; fu costruita con i fondi della Cassa del Mezzogiorno negli anni Sessanta del Novecento. La sede stradale del tratto iniziale ha una pendenza addirittura maggiore e, come mi spiegò gente del posto, fu una scelta infelice ma obbligata, perché un’altra soluzione più consona, ideata in un primo momento, incontrò l’opposizione di molti abitanti di Vettica.
Parallela a questo tratto, sulla destra salendo e su un livello inferiore di circa tre metri, sopravvive una precedente e antica viuzza, via Cercole, che nella lingua locale significa querce. La viuzza è fatta da una scalinata che finisce all’ingresso (a forma di arco) di un gruppo di case, una delle quali ha un corpo di fabbrica molto antico. Il relativo indirizzo è via G. Marconi 38, Praiano. Sulla sommità dell’ingresso ad arco è posto uno stemma in piperno, pietra vulcanica napoletana di colore grigio scuro, con piccole macchie più intense, inclusioni calcaree più tenere e più facilmente asportabili dalle intemperie, usata per lastricati, stipiti, soglie. Lo stemma si presenta consumato dal tempo e raffigura un bipede [12.2] su un monte a tre picchi sormontato da tre stelle. Un opportuno gioco di luci rivela che il bipede è un gallo [12.3]. Una scritta moderna attribuisce allo stemma la data del 1614.
Con i fondi della Cassa del Mezzogiorno negli anni Sessanta del Novecento fu realizzata anche la strada statale amalfitana SS. 163 che parte da S. Agata sui due golfi, passa per Positano, per Vettica Maggiore, Praiano e arriva ad Amalfi. In quest’ultimo tratto la SS. 163 ricalca il tracciato di una strada voluta da re Ferdinando IV nell’Ottocento.
A parte questa cerniera viaria, le due località sono come due creature mitologiche, gemelle siamesi costrette dalla natura a non guardarsi negli occhi, con la testa rivolta in direzione opposta. Praiano guarda verso Amalfi e Salerno: a destra il mare aperto; a sinistra la costa con le due località Furore in alto e Conca de’ Marini sul mare; quindi Amalfi, che però rimane nascosta dietro la punta di Conca; poi l’ampissimo golfo di Salerno, giù giù con la penisola salernitana fino ad Agropoli a formare un orizzonte di terra al di là del mare, lontano, di fronte, spesso velato dalla foschìa. D’estate il sole sorge dietro Furore, d’inverno dietro la lingua lontana della penisola salernitana. Praiano beneficia di una buona frescura. I colori sia del mare che del cielo prevalentemente sfumano dal grigio al celeste. Quando il cielo è velato, il mare si distingue dal cielo solo per un paio di tonalità più scure del medesimo colore. Ovvero, quando anche le tonalità sono uguali, il mare si distingue solo perché è increspato, pennellate più dense, molto materiche, in un quadro a olio; il cielo sovrastante invece è liscio, come una “guascia”. Quando il cielo non è velato, di notte la penisola salernitana brilla di infinite piccole luci, più ravvicinate e frequenti verso l’interno del golfo a sinistra, in direzione di Salerno nascosta, e invece più rade via via che si va verso Agropoli e verso la punta del promontorio.
Sull’altro versante, Vettica Maggiore guarda verso Capri: sulla mano destra Positano e la costa; al centro, proprio davanti, in mezzo al mare, le isole de Li Galli (un tempo dette “le Sirenuse”) stanno come attori che sanno calcare la scena; poi giù in fondo la punta della penisola sorrentina (Punta Campanella), protesa verso i Faraglioni che con la estremità meridionale di Capri si stagliano all’orizzonte. D’estate il sole scompare dietro la penisola sorrentina; d’inverno scende dietro la Punta. Il pomeriggio Vettica Maggiore è molto, troppo calda. I colori prevalenti sono l’azzurro argenteo del mare, l’oro del cielo, un impasto di ocra e bronzo, blu e verde bottiglia della vegetazione sulla roccia. Sembrano i toni di una tela di un maestro della pittura informale. Talvolta il colore argenteo del mare diventa d’improvviso turchese nei sottili lembi interni ai frastagli della costa di Positano. I colori invece troppo netti proposti ai turisti dagli artigiani di Positano, sfacciatamente chiassosi e a volte volgari, sono sì motivati da ragioni di marketing, ma non corrispondono alla natura delicata, elegante, sobria e silente dei luoghi della costa amalfitana.
Ogni volta che a Praiano mi sono trovato a rimirare l’un versante e l’altro, sono caduto in un inebriamento favorito dal tepore, dal suono noioso delle cicale e dal profumo dei limoni. Scrisse Matteo Camera: «In quel vago e gradito soggiorno, l’inverno è mite; la neve fenomeno rarissimo sul litorale, appena caduta scompare; ma l’estate ne’ suoi massimi calori, i raggi ardenti e saettevoli del sole, ne rendono l’aria soffocante; e quindi venne in adagio comune e popolare, che “Chi vuol vivere sano, la mane a Vettica, la sera a Praiano”».
Scrisse Renato Fucini: «La costiera d’Amalfi vi farà lo stesso effetto che a guardar fissi nel disco del sole; vi troverete abbagliati e per qualche tempo non sarete capaci di veder altro».
La sommità di via Marconi che incerniera Vettica Maggiore a Praiano si allarga in una terrazza panoramica e ha il privilegio di poter mirare entrambi i versanti, entrambi i panorami, con un’angolatura visuale di circa 250 gradi. Se ci si arriva, come feci io tante volte a cominciare dal 2010, salendo a piedi via Marconi, tenendo il panorama del mare sulla destra e la collina pietrosa sulla sinistra, per quanto si possa camminare adagio, vi si giunge affannati, e allora viene spontaneo sedersi sul bordo della terrazza ad arco, prendere fiato e guardare dall’alto in silenzio un tale assortimento di beni naturali. A questo punto si avverte un senso di conquista o, a seconda del proprio carattere e della propria sensibilità, un senso di religiosa contemplazione della bravura del Creatore.
Al di sopra della terrazza, in linea verticale, lo stesso panorama ce l’ha la Chiesa di Maria SS. di Costantinopoli. È chiamata così perché quando fu costruita intorno al Mille erano ancora intensi gli scambi commerciali tra i mercanti della terra di Amalfi e la loro colonia fatta di negozi, botteghe e palazzi a Costantinopoli nel quartiere Perama, come ricordò Vera Von Falkenhausen. Più in alto di quella chiesetta corrono altre due bretelle, via Costantinopoli stretta ma carrabile, e via Pistiello II larga un paio di metri e solo pedonale. Al di sotto della terrazza, vi sono rocce a picco sul mare, rocce di un versante e dell’altro che s’incontrano a cuspide.
La strada statale SS. 163 buca la roccia che sovrasta Punta Sottile con una galleria lunga una sessantina di metri, chiamata Galleria degli Angioli nonostante la cartellonistica stradale paradossalmente riporti Grotta del diavolo. È davvero impressionante come, percorrendola, in così pochi metri, si passi dal panorama aperto, sereno, molto rilassante di Praiano a quello opposto, assolutamente diverso, alternativo, teatrale, occupato da isolotti posti a mo’ di pedine sullo scacchiere di un mare accecante.
Usciti dalla galleria dalla parte di Vettica Maggiore, viene quasi voglia di rifare i settanta metri e riguardare il panorama di Praiano e poi tornare ancora a guardare quello di Vettica Maggiore e continuare ancora freneticamente e insaziabilmente a fare avanti e indietro nella galleria. Avete presente quando, volendo fotografare un panorama ampio quasi 180 gradi, si fanno due foto, ciascuna rivolta a un angolo metà, e poi le si incollano nel mezzo? Quasi sempre il risultato finale è deludente, perché i due bordi interni non si sovrappongono mai bene, si forma una fastidiosa cuspide ottica. Ebbene, i due versanti, di Praiano e Vettica Maggiore, se fotografati e incollati darebbero luogo a un risultato simile, tanto sono diversi e inconciliabili.

About Riccardo Gallo
Riccardo Gallo (Roma, 23 settembre 1943) è un ingegnere, economista e docente italiano. Professore alla Sapienza, ha svolto compiti di risanamento del sistema produttivo italiano in ambiti governativi, finanziari, aziendali, riversando e incrociando le competenze acquisite. È stato definito il bastian contrario sia del management pubblico che del privatismo arrogante, estremista di centro. Ha collaborato con Il Sole 24 Ore. Oggi è opinionista de L’Espresso.
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