Nel 1517 il teologo tedesco Martin Lutero elaborò una serie di posizioni dottrinali sulle principali questioni della fede cristiana, tutte in forte contrapposizione con quelle ufficiali della Chiesa cattolica. Catalizzò molte inquietudini in Europa e provocò la scissione dalla Chiesa romana di una componente importante della cristianità europea. Nel 1547, Londra riconobbe uno spazio ufficiale ai protestanti, cioè ai tedeschi riformatori che in quel momento erano presenti nella capitale inglese come membri del corpo diplomatico. Nell’àmbito italiano della Riforma protestante, a Napoli la vita culturale, ostile ai metodi censori, era animata dai più raffinati teologi attivi in Italia, lo spagnolo Juan de Valdès e il frate cappuccino Bernardino Ochino.
Tuttavia, a Napoli sotto i viceré spagnoli la politica estera restava un fortissimo baluardo a favore della Chiesa Cattolica nel reprimere la Riforma protestante. Il 21 maggio 1547, mentre Londra apriva ai protestanti, il viceré Pietro da Toledo ufficializzò l’istituzione in città del Tribunale dell’Inquisizione. Scoppiò una rivolta. Le truppe spagnole si arroccarono nei castelli e presero a cannoneggiare qualsiasi assembramento di persone in armi; dall’altra parte, le milizie napoletane assaltarono gli alloggi spagnoli nel resto della città.
Gli scontri si protrassero per tre mesi, morirono trecento persone e la vita civile di Napoli rimase paralizzata. Allo stesso tempo, numerose delegazioni di notabili cittadini ebbero la saggezza di mantenere rapporti con le istituzioni spagnole per poter chiarire che si trattava non di un’insurrezione contro l’Impero, ma della disperata opposizione all’Inquisizione romana. La pace fu ristabilita solo nel mese di agosto del 1547, quando i napoletani vinsero la propria battaglia ed evitarono l’insediamento del Sant’Uffizio in città.
Per porre un freno a questo processo di disgregazione, la Chiesa Cattolica avviò una politica assolutamente nuova, poi definita “Controriforma”, e indisse un Concilio a Trento. Una stampa dell’epoca mostra una sessione del Concilio. Questo si svolse tra 1545 ed il 1563. Come passaggio propedeutico per rafforzare il Tribunale dell’Inquisizione, consentirgli di vigilare sul rispetto dell’ortodossia cattolica, prevenire, porre rimedio e debellare tutte le forme di devianza, dalle superstizioni popolari alle teologie riformatrici più colte, il Concilio partì da una posizione opposta, prese provvedimenti per arginare la corruttela e la mondanità che avevano permeato le gerarchie ecclesiastiche, e riconfermò il corpo dottrinale cattolico.
La Chiesa, per esempio, avviò un sofisticato sistema burocratico di rilevazione e registrazione anagrafica, fiscale e di ordine pubblico. Il Concilio di Trento, nelle sessioni XXIII e XXIV, fissò i Canoni sulla Riforma del matrimonio, che per i protestanti non era sacramento. Il Capitolo I tra l’altro stabilì che «prima che si contragga il matrimonio, per tre volte, in tre giorni festivi consecutivi il parroco dei contraenti dichiari pubblicamente in Chiesa, durante la santa messa, tra chi debba contrarre matrimonio. Fatte queste pubblicazioni, se non si oppone alcun legittimo impedimento, si proceda alla celebrazione del matrimonio… Il parroco abbia un registro, in cui scriva accuratamente il nome dei coniugi e dei testimoni, il giorno e il luogo in cui fu contratto il matrimonio, e lo conservi diligentemente presso di sé».
Il Capitolo II stabilì tra l’altro che «il parroco, prima di recarsi a conferire il battesimo, si informi diligentemente da quelli cui spetta, quale o quali persone esse hanno scelto per ricevere il battezzato dal sacro fonte, ed ammetta a tale ufficio soltanto quella o quelle; trascriva i loro nomi nel registro». Ecco spiegate tutte le domande anche un po’ petulanti poste da don Francesco Mezzacapo a Crescenzo il giorno del battesimo di Michelangelo quella domenica d’estate del 1739.