Venduti gli immobili di vico Paparelle e vico Giardinetto a Napoli, torniamo ai canoni di Frattamaggiore. Martedì 29 settembre 1835, tutti i Gallo interessati a Frattamaggiore si riunirono a Sedile di Porto per discutere la sentenza emessa il giorno prima dal Tribunale Civile. A fare da padroni di casa ospitanti furono i figli viventi di Michelangelo, cioè: Rosa (detta anche Maria Rosa), Maria, Maddalena e il Reverendo Marco, il quale ultimo però era andato ad abitare in Largo Stella 1. Invitati furono tutti i figli viventi di Matteo, abitanti in S. Maria Antesaecula 112, cioè: il Canonico Giovanni, Pasquale, Michele, Pietro, Caterina, Giuseppa, Tommasina e Marianna (detta anche Mariannina). Il clima fu, più che di pessimismo, direi di fatalismo e rassegnazione. Il giorno prima, lunedì, il Tribunale Civile aveva accolto in parte le doglianze dei Gallo, aveva confermato la risoluzione del contratto 9 febbraio 1818 tra gli Spena e Michelangelo, ma aveva revocato la devoluzione dei fondi rimandandola ad altro separato giudizio [91.1]. I più anziani, che meglio ricordavano i sacrifici e i torti sopportati da Michelangelo, spinsero per andare avanti nel giudizio.
Cinque anni dopo, il 21 dicembre 1840, la Seconda Camera del Tribunale Civile nominò il Primo Educandato Regina Isabella Borbone quale Amministratore giudiziario. Ma l’Educandato, incerto sul da farsi, tardò ad espropriare i fondi. A quel punto Francesca Cogna, patrocinata da Giovanni Cinque avvocato di origini praianesi, nella qualità di creditrice anche lei della stessa Eredità, chiese di essere surrogata al Primo Educandato nella procedura di espropriazione. La giustizia all’epoca era lenta più o meno come oggi, così che per vedere il passo seguente bisognò aspettare sei anni. Il 9 maggio 1846 il Tribunale accolse la richiesta e dichiarò Francesca surrogata. L’Educandato presentò appello, ma la Gran Corte Civile il 19 agosto lo dichiarò inammissibile e ordinò che i pignoramenti fossero eseguiti ai sensi della legge sull’espropriazione forzata.
I diritti immobiliari in questione erano una sessantina e riguardavano una settantina di fabbricati nel Circondario di Frattamaggiore, situati tra «strada S. Antonio, strada di Napoli, vico 1° e vico 2° Funari, vico 1°, vico 2° e strada Pertuso a Novale». I fabbricati erano composti complessivamente da 130 camere e 306 bassi, per un canone totale annuo pari a circa 152 ducati. Il loro valore venale fu stimato in 2.535 ducati, 70% più dei 1.500 ducati pagati da Michelangelo nel 1818. Il pignoramento avvenne con nove successivi verbali. Con la medesima sentenza 21 dicembre 1840, inoltre, la Seconda Camera del Tribunale Civile di Napoli nominò come Amministratore giudiziario il Primo Educandato Regina Isabella Borbone. Il regolamento di vendita dei diritti conteneva l’avvertenza che l’aggiudicatario avrebbe dovuto corrispondere a sua volta al Primo Educandato un canone annuo netto di 80 ducati e avrebbe dovuto girare l’eventuale plusvalenza alla Real Cassa di Ammortizzazione.
Alla fine degli anni Quaranta dell’Ottocento per questi canoni di Frattamaggiore si materializzò lo spettro che non si sarebbe riusciti a trovare offerenti. Le difficoltà e i pensieri logorarono i membri più responsabili della famiglia.
Nel 1848, nella seconda metà dell’anno, Francesca Cogna morì. Aveva 64 anni. Prima le dieci gravidanze portate a termine, poi lo sforzo compiuto negli ultimi quindici anni per reggere da sola la barca che affondava e per allevare i figli la consumarono in modo prevedibile, senza alcuna possibile cura. Il 26 giugno l’avvocato Giovanni Cinque, patrocinatore di Francesca, aveva fatto in tempo a elaborare e presentare in Tribunale il cosiddetto Quaderno di vendita, nei cui antefatti è richiamata l’intera evoluzione della vicenda [91.2].
Come nel 1846 Francesca era stata surrogata al Primo Educandato, così un altro creditore, il giovane avvocato Salvatore Salvati, il 12 giugno 1850 ottenne dal Tribunale Civile di essere surrogato a Francesca. Nel frattempo, il canone netto annuo dovuto al Primo Educandato aumentò del 10%, salendo da 80 a 88 ducati. Il regolamento di vendita fu corretto il 20 luglio 1850 per tener conto di quest’aumento. Infine, il patrocinatore Giovanni Cinque che aveva assistito i Gallo passò armi e bagagli con Salvati.
La vigilia di Natale 1850, stancamente, il banditore Giuseppe De Roma affisse un avviso per annunciare che il 20 gennaio 1851 avrebbe avuto luogo un’aggiudicazione preparatoria. La stanchezza si nota in tante imprecisioni lessicali, omissioni, dimenticanze: «Sui cennati canoni pegnorati gravita il peso di un annuo canone… dovuto al Primo Educandato Maria Isabella Borbone. S’ignora la vera origine, e la vera estensione del dritto medesimo non conoscendosi il titolo dello Educandato. Oltre di detto peso, s’ignora se ve ne sieno altri; e s’ignora pure quali sieno i titoli da cui sorge la proprietà dei debitori espropriati pei canoni… S’ignora se dall’epoca del pignoramento fin oggi sienvi state variazioni nei nomi dei debitori dei canoni». Con le mie ricerche dunque io riuscii a saperne più del banditore di metà Ottocento. Bello, vero?
L’avviso integrale [91.3], con tutti i dettagli dei nove pignoramenti sui 59 diritti riguardanti 130 camere e 306 bassi, era tanto lungo che occupò ben due numeri del Giornale del Regno delle Due Sicilie, quelli di sabato 4 gennaio [91.4] e di martedì 7 gennaio 1851 [91.5].
Il primo dei due numeri pubblicava alcuni avvisi pubblicitari. Le cosiddette réclame si diffusero con la nascita dei giornali proprio verso la metà dell’Ottocento. «Depurativo del sangue. Estratto di Salsapariglia. Composto del dottor Smith, in forma di pillole, con approvazione del proto-medicato del Regno. Questo rimedio efficacissimo nelle malattie del sangue e della pelle è composto delle parti più attive della Salsapariglia, non che di altri estratti di sostanze vegetabili, senza la minima dose di mercurio. Coloro che vanno affetti da erpeti, da tumori ed ulcere scrofolose, di quei mali che sogliono conseguitare alla scabbia precocemente sparita, di emorroidi, o di qualunque affezione cutanea, possono molto sperare in questo farmaco, il quale può amministrarsi in tutte le stagioni. Presso la farmacia inglese del sig. Kernot, sir. S. Carlo n. 14». La Salsapariglia è una pianta erbacea rampicante rizomatosa, originaria dell’America centrale, dalle cui radici si estrae una sostanza usata in medicina per la sua azione sudorifera, diuretica e antireumatica.
«Pastiglie pettorali del D.r Cooke di Londra. Questa preparazione essendo composta di sostanze rinfrescanti e balsamiche, viene raccomandata per ogni specie di malattie di petto, come asma, tosse di petto, tossi croniche, raffreddori, catarri, difficoltà di respiro, dolori puntori al petto, respirazione breve, sputi di sangue, raucedine ec. Coloro che soffrono di tossi ostinate, e croniche ne risentono immediatamente un perfetto sollievo, e prese per poco tempo non mancano mai di effettuare una cura rapida e durevole. Si vendono in scatole con apposito manifesto al prezzo di gr. 45 per ogni scatola, nella farmacia inglese di Giuseppe Kernot, strada S. Carlo n. 14».
«L’inventore del rimedio per la guarigione de’ calli signor Gervais di Parigi è attualmente in Napoli all’albergo New York ov’è reperibile dalle 12 alle 5 pomeridiane. 100,000 F. a colui che non guarisce i calli ai piedi col nuovo rimedio del vero Gervais di Parigi, Ch. Po. del Re de Belgi e della Regina d’Inghilterra. Prezzo Carlini quattro il ruotolo coll’istruzione. Tale Specifico è tanto semplice che un fanciullo di 3 anni puo guarirsi da se. Non esiste la benché minima analogia tra gli altri rimedii e questo, giacchè basta coprirne il callo per sradicarlo. Nota: È preferibile recarsi di persona per indicare il luogo preciso dei calli. Dirigersi qui al suo domicilio o a Parigi, strada Richelieu, N° 27».
Sul numero del 7 gennaio: «Nuova scoperta. Un chimico straniero ha ritrovato una pasta efficacissima per la distruzione delle goccole, de’ topi e dei sorci, pe’ quali è ghiottissimo pasto. Basta gittarla ne’ luoghi più remoti delle case, nelle librerie, negli archivj, ne’ magazzini di mercanzie e di commestibili e bastimenti di mare ad anco pei giardini per essere presto liberi da questi voraci animali. Segno certo della finita distruzione si è il ritrovare intatte le pastiglie gittate. La detta pasta si vende esclusivamente nel negozio del signor D. Giuseppe Granier calata S. Giacomo numero 3, al prezzo fisso di carlini due la scatola di 40 pastiglie».
C’erano anche «Notizie estere» dall’America importanti, datate quasi un mese prima, essendo questa la durata del viaggio della posta: «New York 10 dicembre. Nel momento che sono per scrivervi, ricevo una lettera da Washington, che mi fa temere che l’agitazione sollevata (è qualche mese) sulla questione della schiavitù non sia ancora messa innanzi, e non rinnovi le scene di violenza, di cui vi ho reso conto durante l’ultima sessione. Un rappresentante dell’Ohio, il sig. Gidding, ha cercato ieri di parlare, ma la sua voce è stata coperta dai mormorii della Camera intera… Nel Vermont, la legislatura ha adottato, non ha guari, una legge che tende ad annientare quella degli schiavi fuggitivi. La notizia n’è stata ricevuta nel Sud con indignazione, e la popolazione ha dichiarato che se questa legge non era rivocata, sarebbe questa una delle cagioni che rafforzerebbe il desiderio che si nutriva negli Stati della Carolina del Sud e del Mississipi di separarsi dall’Unione. Tal’è lo stato delle cose ora che vi scrivo, ed apprendo che la situazione si complica…».
Intanto, al teatro S. Carlo gli spettacoli in programma erano: «La Schiava Saracena – balli – La fedeltà premiata – La Regina delle Rose». “La schiava saracena”, opera di Saverio Mercadante, andò in scena alla Scala di Milano il 26 dicembre 1848 e, in una nuova versione, al San Carlo di Napoli nel 1850. “La fedeltà premiata”, di Joseph Haydn, fu rappresentata la prima volta a Fertőd (Ungheria) il 25 febbraio 1781 per celebrare la riapertura del teatro dopo un incendio. “La Regina delle rose” è un celebre balletto di Giovanni Briol. Era stata rappresentata al S. Carlo nel 1852. Questo numero del Giornale del Regno delle Due Sicilie anticipò di almeno un anno l’inizio della rappresentazione.