Se nel 1799 la famiglia Gallo, borghese e conservatrice, non aveva supportato la rivoluzione dei giacobini, ancor meno negli anni Trenta dell’Ottocento partecipò ai fermenti risorgimentali che serpeggiavano in Italia. Di Mazzini, i ragazzi sapevano poco; delle Mie Prigioni di Silvio Pellico, idem. Solo Giovanni, il primogenito reverendo, si informava, se ne rammaricava e traeva motivi di preghiera e di polemica letteraria. Del regime liberale del Granducato di Toscana, sotto Leopoldo II, che nel 1839 permise la nascita a Pisa della Società Italiana per il Progresso delle Scienze il cui Primo congresso degli scienziati italiani si tenne nella prima metà di ottobre, i ragazzi lessero appena qualche servizio sul Giornale del Regno delle Due Sicilie.
Invece, prima di Natale 1839, il ventiquattrenne Pasquale e il diciannovenne Michele si permisero il lusso di fare un viaggio costoso sul treno Napoli–Portici, che alla presenza di re Ferdinando II era stato inaugurato il 3 ottobre. La locomotiva a vapore, battezzata Vesuvio, di costruzione inglese, trainava otto vetture a 50 km/ora e per fare il tragitto impiegò una decina di minuti. Tra ottobre e novembre accorsero a provarla 85.759 passeggeri, entusiasti di quella novità miracolosa .
Erano passati 111 anni dal viaggio di Crescenzo e dei suoi tre fratelli da Praiano a Napoli, fatto in condizioni molto più disagiate ma acceso da una ben diversa prospettiva, basata sulla ferma volontà di costruire un futuro solido.