Torniamo all’organizzazione delle feste di Corte. Un ruolo fondamentale era svolto dalla prima di quattro Segreterie di Stato, che Carlo di Borbone aveva affidato al marchese di Sales, Gioacchino de Montealegre (José Joaquín de Montealegre). In seguito, gli subentrò il Maggiordomo Maggiore, il quale curava i beni della Corona, regolava la Soprintendenza Generale in sostituzione della preesistente figura del ministro di Casa Reale, era depositario dei regolamenti, responsabile della loro applicazione, ma era soprattutto capo della programmazione economica delle entrate e delle uscite di Casa Reale, nonché della gestione degli “Offici di Bocca”, cioè della preparazione quotidiana dei menu di corte.
Il Maggiordomo Maggiore era la figura più importante ma anche il nobile più fidato, prescelto a rischiare la sua vita per il re, anche nella banalità quotidiana. Per esempio, ogni giorno, quando il pranzo del re era pronto, e la tavola ai piedi del trono era preparata e coperta «con un panno di damasco cremisi [rosso tendente al porpora], questo con frangia di oro cadente sino a terra», il Maggiordomo Maggiore ne veniva avvisato, usciva dalla cosiddetta Sala Oscura, assaggiava uno di due biscotti previamente intinti dal Capo della Cucina in tutte le vivande preparate, dava l’altro biscotto al Capo della Cucina perché lo mangiasse lui stesso, così da assicurarsi che le portate non fossero avvelenate.
Esistevano poi i maggiordomi di settimana, che avevano deleghe su compiti organizzativi vari e, ovviamente, beneficiavano di privilegi altrettanto svariati. I maggiordomi di settimana venivano scelti tra le famiglie nobili del Regno: Gaetani, Ruffo, Caracciolo, Carafa, Brancaccio, D’Avalos, Ruspoli eccetera.
La borghesia premeva per frequentare anch’essa il palazzo, per accedere agli apparati amministrativi e burocratici, ottenere un riconoscimento a corte e per questa via qualche privilegio. Per tutto il Settecento, fino all’arrivo di Giuseppe Bonaparte, l’aristocrazia rimase unita e la borghesia più elevata partecipò allo sviluppo economico e sociale.
In questo contesto visse e si affermò Crescenzo Gallo, tessitore che fece dell’innovazione di prodotto e della competitività di costo le armi migliori, con le quali raggiunse un enorme successo di mercato, commerciale, economico e finanziario.