cap 40

A Praiano nei primi anni del Settecento Vincenza e Nofrio Gallo morivano (1704-05), Giuseppe e Rosa Irace erano freschi sposi (1700), mentre a Vettica Maggiore Pietro Nicola commissionava il rifacimento dell’abside della Cappella di S. Nicola (1700). In quegli stessi primissimi anni del Settecento, lontano dalla costa amalfitana, avvenivano profondi cambiamenti nell’assetto degli stati europei e in particolare del Regno di Napoli, con ricadute epocali sulla sua storia, sui suoi costumi, sulla sua cultura. Fu un periodo ponte verso la modernità.
A Madrid si estinse la dinastia degli Asburgo di Spagna e salì al trono Filippo duca d’Angiò, che era figlio di Luigi di Francia. Come re di Spagna Filippo d’Angiò prese il nome di Filippo V e divenne così il capostipite della dinastia dei Borbone di Spagna. Il Re Sole Luigi XIV morì nel 1715. Dunque per i primi quindici anni del Settecento furono entrambi re, il nonno in Francia e il nipote in Spagna. Il vecchio ne approfittò per conquistare un’egemonia sull’intera Europa. Vi si oppose l’Austria, scoppiò un lungo conflitto e alla fine, nel 1714, Filippo V venne sì riconosciuto re di Spagna, ma fu costretto a cedere all’Austria molti possedimenti tra cui quelli italiani, in particolare il Regno di Napoli.
A fine Seicento, nel Mezzogiorno si era andata formando una sorta di coscienza civile politicamente organizzata, composta trasversalmente da aristocratici, mercanti e artigiani cittadini, schierata contro i privilegi e le immunità fiscali del clero, anche ambiziosa di fronteggiare il banditismo. Questa sorta di coscienza politica organizzata si schierò contro Filippo V e si spese a favore dell’arciduca Carlo degli Asburgo d’Austria. Al mercato di Napoli addirittura i popolani si rifiutavano di usare la moneta con l’effige di Filippo V. Questa specie di partito tentò anche una rivolta, ma non ci riuscì e fallì nel giro di soli due giorni. Il governo spagnolo a sua volta rispose con una brutale repressione per riportare l’ordine nel regno, ma si avvitò in una profonda crisi finanziaria.
Nel 1720 il trattato dell’Aja decretò il riavvicinamento della Sicilia al Regno di Napoli, nonché il passaggio di questo regno, così allargato, alla corona austriaca del ramo cadetto degli Asburgo. Nei pochi anni del loro Regno di Napoli, gli Asburgo austriaci portarono una ventata di novità, cultura, modernità, superamento seppur temporaneo dei privilegi ecclesiastici.
Per esempio, nel 1728 il viceré Michele Federico Althann  istituì il pubblico Banco di San Carlo per finanziare l’imprenditoria privata mercantilistica, per ricomprare le quote del debito pubblico e liquidare la manomorta ecclesiastica. In quegli stessi mesi, come sappiamo, Crescenzo Gallo e i suoi tre fratelli decisero di trasferirsi a Napoli, perché avevano sentito parlare della politica del governo austriaco favorevole ai mercanti, non perché fossero attratti dalla ventata di modernità e laicità.
Nel 1731 Aloys Thomas Raimund, viceré austriaco di Napoli dal 1728 al 1733, promosse l’istituzione di una Giunta delle Universitas per controllare i bilanci dei piccoli centri delle provincie, ivi compresa ovviamente la contabilità dell’universitas di Praiano vista prima.
Nel 1734, Carlo di Borbone, figlio di Filippo V re di Spagna e di Elisabetta Farnese , era duca di Parma e Piacenza. Il giovanotto beneficiò degli spazi creati dalla guerra di successione polacca tra Francia e Spagna da un lato e Sacro Romano Impero dall’altro; ne beneficiò perché la madre Elisabetta, sulla base di relazioni internazionali da lei tessute in modo lungimirante, riuscì a rivendicare per lui le province dell’Italia meridionale. In più, Carlo vinse una piccola battaglia a Bitonto e tanto bastò per fargli conquistare il Regno di Napoli. Il 10 maggio 1734 fece il suo ingresso in città . L’anno dopo fu incoronato anche re di Sicilia. I due Regni restavano distinti ma avevano il re in comune.
Tutte queste guerre dal Cinquecento fino alla prima metà del Settecento furono combattute non per ragioni di lotta tra dinastie, ma piuttosto per il primato di ogni nazione nel commercio e nella navigazione.
Quando arrivò a Napoli, Carlo di Borbone aveva 18 anni, la stessa età che aveva Crescenzo quando vi era arrivato sei anni prima. Sono ben consapevole che da un punto di vista storico non ha molto senso fare un parallelo tra un re e un maestro tessitore. Eppure, le vicende della vita di questi due uomini e dei loro rispettivi figli s’intrecciarono più volte.
Per una decina d’anni, Carlo di Borbone re di Napoli fu svezzato sotto lo strettissimo controllo del marchese di Montealegre e del conte di Santo Stefano, entrambi fiduciari del padre Filippo V re di Spagna, il quale era rimasto scottato dalla sua pur breve conoscenza dei napoletani. Perciò, appena insediato, Carlo non ottenne alcuna autonomia, nemmeno nello scegliersi la moglie, e infatti Maria Amalia di Sassonia, figlia del nuovo re di Polonia, gli fu imposta da sua madre Elisabetta Farnese. Il matrimonio si celebrò il 31 ottobre 1737, più o meno in contemporanea a quello tra Crescenzo e Carmina Fenizia. Solo a metà degli anni ’40 del Settecento, quando fu lui a scegliere il capo del governo e il direttore delle Finanze, Carlo di Borbone dimostrò di aver raggiunto la maturità, di essersi finalmente sottratto alla tutela di Madrid.
Nel 1742, Crescenzo Gallo fu immatricolato maestro all’Arte della seta [40.1].
L’uomo più forte nominato da Carlo fu Bernardo Tanucci, dapprima ministro di Giustizia nel 1752, poi ministro degli Affari esteri della Casa Reale nel 1754 e finalmente Primo Ministro. Carlo gli concesse anche il titolo di marchese. L’amicizia tra i due risaliva al momento in cui Carlo, allora diciottenne duca di Parma, aveva attraversato la Toscana diretto alla conquista del Regno di Napoli e il granduca Gian Gastone de’ Medici gli aveva consigliato di portare con sé questo Tanucci.

About Riccardo Gallo
Riccardo Gallo (Roma, 23 settembre 1943) è un ingegnere, economista e docente italiano. Professore alla Sapienza, ha svolto compiti di risanamento del sistema produttivo italiano in ambiti governativi, finanziari, aziendali, riversando e incrociando le competenze acquisite. È stato definito il bastian contrario sia del management pubblico che del privatismo arrogante, estremista di centro. Ha collaborato con Il Sole 24 Ore. Oggi è opinionista de L’Espresso.
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