Dal primo Registro di S. Luca, da me interamente fotografato e analizzato, risulta che nel 1577 le funzioni di parroco provvisorio erano assolte da don Jo:andrea del Jodice, in ciò designato dalla Curia di Amalfi e fino a quel momento rettore della stessa chiesa. Occorreva, però, un parroco non solo ineccepibile secondo i canoni del Concilio di Trento, non solo capace di riscuotere la fiducia di un arcivescovo preoccupato, non disposto ad abbandonare il controllo religioso su una comunità di ancora troppo recente costituzione, sconosciuta e imprevedibile nei suoi comportamenti, ma anche capace di mettere d’accordo le diverse tradizioni. Occorreva uno che per ascendente, carisma, saggezza, probità, fosse riconosciuto da tutti, anche dai fedeli di S. Giovanni.
Dopo una lunga e paziente attesa che le condizioni arrivassero a maturazione, l’arcivescovo Carlo Montilio, lo stesso che era andato nel 1572 in visita pastorale alla neo-parrocchia di S. Gennaro a Vettica Maggiore, con una bolla nel 1581 concesse alla comunità/universitas di Praiano il patronato sulla chiesa di S. Luca. Ciò implicò da un lato il potere di nominare il rettore e il cappellano della parrocchiale, dall’altro l’impegno a investire i proventi del beneficio ecclesiastico nell’adeguamento della costruzione alle nuove norme conciliari. L’autorità religiosa imboccò la democratizzazione della scelta del parroco (metà 1581) con un anticipo di oltre due anni rispetto alla demanializzazione del Ducato di Amalfi da parte dell’autorità statale (dicembre 1583). Impressionante. Non so se l’arcivescovo lo fece perché costretto, oppure per lungimiranza, o per recuperare credibilità sotto la concorrenza dei protestanti. Però così fece. D’altra parte, la Chiesa con il Concilio di Trento aveva avviato la moralizzazione delle proprie gerarchie ben prima che i Piccolomini dissoluti facessero altrettanto con la propria famiglia. Secondo MacCulloch, «la vecchia Chiesa era immensamente forte… La storia sociale e politica non può fare a meno della teologia per comprendere il Cinquecento».
Alla morte di Pio V, nove anni dopo la chiusura del Concilio di Trento, il 14 maggio 1572, Ugo Boncompagni fu eletto papa con il nome di Gregorio XIII dal Sacro Collegio dopo un conclave durato meno di ventiquattr’ore, sotto un forte influsso spagnolo. Uno dei componenti il Sacro Collegio era Marco Antonio Colonna, arcivescovo di Salerno. Gregorio XIII è considerato uno dei pontefici più importanti dell’età moderna, soprattutto per l’attuazione della Riforma cattolica. L’arcivescovo di Amalfi, che pose le premesse per il rinnovamento del metodo di scelta del parroco di Praiano, era naturalmente molto legato a Marco Antonio Colonna. Ed era ben visto dal papa.
La comunità di Praiano non amava il rettore don Jo:andrea del Jodice, sia perché era di Amalfi sia perché, come spiega Barra, apparteneva a una famiglia patrizia che nel 1485 aveva ricevuto in dono da Antonio Piccolomini la gabella “del mezzo peso” e che, secondo Camera, possedeva a Praiano «vigneti e boscaglie».
Ebbene: in un primo momento, in ossequio al dettato del Concilio di Trento, il Registro dei Battesimi cominciò a essere stilato da don Jo:andrea del Jodice subito nel 1572, quindi nella chiesa di S. Giovanni Battista, nello stesso momento in cui a Vettica Maggiore la chiesa di S. Gennaro diventava parrocchia. Nel mese di agosto del 1581, però, i praianesi esercitarono con prontezza ed entusiasmo i poteri concessi dalla bolla dell’arcivescovo Montilio e come parroco individuarono un bravo sacerdote, capace di attuare la nuova organizzazione della parrocchia, riunire i fedeli della chiesa di S. Giovanni con quelli di S. Luca.
Quel sacerdote si chiamava don Fabrizio Gallo, apparteneva alla famiglia Gallo di Praiano. Fu la svolta. La prima trascrizione certa [15.1] di don Fabrizio sul registro parrocchiale è del 19 agosto 1581. I lavori di riedificazione della parrocchia di S. Luca furono impostati subito da don Fabrizio e iniziarono nel 1588, cinque anni dopo la demanializzazione del 1583. Le relative spese furono sostenute dalla universitas-comunità, in particolare dalle famiglie locali più abbienti.
Le famiglie di Praiano così sopportarono il carico di due spese straordinarie: per la demanializzazione e per la ristrutturazione di S. Luca. Anzi, in quegli anni le spese straordinarie furono tre non due, perché l’universitas si prodigò per insediare monaci predicatori nel territorio di Praiano, che fino a quel momento era stato trascurato dagli ordini religiosi, anche da quelli (i benedettini) la cui presenza era invece diffusa sulla costa. Così nel 1599 la municipalità trasferì ai Domenicani la proprietà della chiesa di S. Maria a Castro e finanziò la realizzazione sul posto di un convento.
Della chiesa di S. Luca furono aggiornate le strutture medioevali, furono aumentate le fonti di luce, non furono invece toccati gli spazi delle navate.
Nel 1593 il Registro dei Battesimi risultava definitivamente custodito nella parrocchia di S. Luca.