cap 59

Per quanto riguarda le cifre stabilite nella donazione fatta da Crescenzo, è interessante rilevare che, sommando ai 36 ducati annui i 160 come interessi sulla liquidità di 4mila ducati nonché i 72 ducati per la messa, i sussidi familiari al reverendo don Pasquale raggiungevano 268 ducati annui, che si ragguagliavano a quasi il triplo (2,8 volte) del minimo per vivere, stimato da Genovesi come detto in 95 ducati.
Un’altra riflessione: Crescenzo favorì o convinse a farsi prete il suo figlio terzogenito Pasquale e il suo nipote primogenito Giovanni. Perché con il nipote accelerò e non scelse invece il terzo maschio come aveva fatto per il figlio, visto che (come diremo meglio nel seguito del racconto) nel 1783 Michelangelo aveva già avuto tre figli maschi? Molto probabilmente perché sentiva vicina la fine della sua vita terrena e aveva fretta di vedere un nipote avviato al sacerdozio, anche e soprattutto per chiedergli o imporgli di dire una messa al giorno.
Altro commento: ecco perché Crescenzo impose la condizione che il poco più che adolescente Giovanni facesse il sacerdote e non il monaco di clausura: gli serviva uno abilitato a dire messa.
Quanto all’attuazione della donazione, d’intesa con Giuseppe, Michelangelo [59.1]:
il 16 marzo 1786, addebitando il suo conto presso il Banco di S. Eligio, versò 700 ducati a ciascuna delle loro due sorelle Rosa Maria e Teresa. Pochi giorni dopo, alla presenza di un notaio, Rosa «con consenso dell’introscritto D. Gaetano Foti suo marito si è chiamata ben contenta ed ha quietati detti D. Giuseppe e D. Michelangelo», e altrettanto fece Teresa con il consenso del marito Gregorio Cerbone. Le sorelle maritate, dunque, non solo furono costrette a ringraziare, ma prima di farlo dovettero perfino chiedere il preventivo assenso dei rispettivi mariti. Questo particolare la dice lunga sulla condizione femminile a fine Settecento;
«con polisa notata fede in testa sua in data 28 aprile 1788» versò 200 ducati al Reverendo Don Pasquale a fronte di quanto a lui spettante. Lo fece da solo, senza Giuseppe questa volta, sulla base di un accordo di cui parleremo tra poco. Dopo pochi mesi, il 10 gennaio 1789, Pasquale morì, quarantacinquenne;
«con polisa notata fede de’ 14 marzo 1789» versò 100 ducati a suor Marianna e ridusse il vitalizio da 36 a 32 ducati annui, lo ridusse cioè di 4 ducati, pari al 4 percento dei cento ducati versati;
con procedura uguale a quella del 14 marzo 1789 e tramite la stessa banca, tre anni dopo, il 9 marzo 1792, versò a suor Marianna ulteriori 50 ducati, con i quali la sorella acquistò al prezzo di 60 ducati una camera del Conservatorio dei SS. Filippo e Giacomo in cui era rinchiusa. Per suor Marianna quella fu una conquista, materiale e psico-sociale. Materiale, perché ebbe una stanza grandicella, comoda; psicologica non solo perché la camera era tutta per sé, ma soprattutto perché aveva dovuto aspettare sette lunghi anni perché se ne liberasse una di suo gradimento e perché in questo modo superava tante consorelle non altrettanto abbienti, ma appartenenti a famiglie aristocratiche. A seguito di quell’ulteriore versamento di 50 ducati, il vitalizio fu diminuito di altri due ducati.

About Riccardo Gallo
Riccardo Gallo (Roma, 23 settembre 1943) è un ingegnere, economista e docente italiano. Professore alla Sapienza, ha svolto compiti di risanamento del sistema produttivo italiano in ambiti governativi, finanziari, aziendali, riversando e incrociando le competenze acquisite. È stato definito il bastian contrario sia del management pubblico che del privatismo arrogante, estremista di centro. Ha collaborato con Il Sole 24 Ore. Oggi è opinionista de L’Espresso.
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