cap 24

Una mattina di luglio del 1956, quando io avevo dodici anni, mio padre Corrado portò me e un mio cugino da parte di mia madre a fotografare lo stemma della famiglia Gallo, in pietra, che campeggiava sul portone di un palazzo in via Santa Maria Antesaecula n. 112, a Napoli. Me lo ricordo benissimo. Mio nonno paterno Enrico Gallo all’epoca era ancora vivo, aveva settantotto anni e abitava vedovo da tre anni nella non troppo lontana via Francesco Saverio Correra, al civico 191. Il palazzo di S. Maria Antesaecula, a sentire mio padre, era appartenuto ai nostri antenati. Non chiesi di più, ero appena un ragazzo, né lui mi disse altro. A distanza di anni ho immaginato che nemmeno ne sapesse di più. Eppure, come vedremo, lui era nato proprio lì.
Le foto scattate, tre, in bianco e nero (una [24.1] venne particolarmente bene), le fece quel mio cugino con una Zeiss  che gli era stata regalata nel 1953, un modello all’epoca all’avanguardia tecnologica, dotato di esposimetro per quantificare la luce.
Tredici anni dopo, una mattina d’estate del 1969, da poco sposato, in un rigurgito di vanto adolescenziale, di passaggio per Napoli portai mia moglie Silvana ad ammirare lo stemma. Non c’era più. La facciata del palazzo era stata rifatta, in peggio. Mi restavano le tre fotografie, che fortunatamente avevo conservato.
Quello stemma era costituito da uno scudo di tipo marchionale, nel quale era raffigurato un gallo “ardito”, con il corpo e lo sguardo rivolti (per chi guarda) a sinistra, posto su tre cime rocciose, con a sinistra in alto una stella e in basso una spiga. Lo stemma ha la banda.
In generale, nel gergo e nella simbologia araldica, il gallo rappresenta il guerriero prode, vigile e pronto alle armi e, come tale, è solitamente caratterizzato dall’attributo ardito, cioè ha la zampa destra alzata. Il gallo simboleggia anche la vigilanza, l’ardire, la vittoria e la salute. Il gallo fu consacrato a Marte, dio della guerra, proprio per la sua natura bellicosa. Venne anche utilizzato come simbolo di risurrezione nelle prime tombe cristiane e, quando rappresentato con un ramoscello nel becco, era simbolo di vigilanza cristiana.
Nell’araldica le stelle indicano la posterità, cioè il numero di maschi discendenti, la spiga significa abbondanza, banda è la pezza onorevole che attraversa lo scudo diagonalmente dal cantone (per chi guarda) sinistro superiore al cantone destro inferiore.
Rispetto a quello [24.2] tuttora esistente in via G. Marconi 38 tra Vettica Maggiore e Praiano, datato anno 1614, il gallo di via Santa Maria Antesaecula a Napoli era impettito e ardito.
Anni fa, sfogliando l’Annuario araldico italiano, scoprii che la famiglia dei marchesi Gallo di Castrovillari, i cui discendenti oggi sono Guglielmo e Ambrogio, ha uno stemma che, come abbiamo già visto, è [24.3] molto simile a quello di S. Maria Antesaecula. Presenta solo piccole differenze: il gallo ha la testa rivolta (per chi guarda) sì a sinistra, ma ha il corpo girato in direzione opposta; non è ardito; mancano la spiga e la banda. Ha comunque molte altre analogie: la corona è marchionale; il gallo è posto su tre picchi; la stella è situata nella medesima posizione. Ambrogio Gallo mi confermò, come racconterò tra poco, che loro sono originari di Giffoni Sei Casali.
Trovai e studiai una raccolta di stemmi di famiglie amalfitane, nobili e non nobili, grandi e meno grandi. Lo stemma era inteso come vessillo che raggruppava gente della stessa stirpe. Ebbe il massimo splendore a partire dal Mille, all’epoca delle crociate quando i cavalieri, per essere più facilmente identificati, adottavano proprie insegne. A fregiarsi di uno stemma furono per lo più, ma non solo, le famiglie nobili. Lo fecero anche le famiglie patrizie e quelle “civili”. Un detto molto comune era: “Non tutti i nobili hanno uno stemma, non tutti gli stemmi appartengono a nobili”.
In uno stemma la presenza di cime di monte sta a significare possedimenti montani della famiglia. Le cime possono essere una, tre, sei, nove. Sono tre sia nello stemma dei Gallo di Praiano, sia in quello dei conti di Amandola [24.4] e dei marchesi di Castrovillari. Molto simile, sorprendentemente quasi identico, è lo stemma nel Trecento dell’antico principato di Henneberg [24.5][Henneber2][Henneberg3] in Franconia (Sassonia).
Le tre cime di monte sotto le zampe del gallo dimostrano non solo che nel passato lontano la famiglia aveva avuto possedimenti in montagna, dimostrano anche il legame della famiglia Gallo a quel territorio lì, a Bomerano e ai monti Lattari. Può darsi che ciò valga sia per i Gallo di Praiano, sia per quelli di Castrovillari. Non è corretto trascurare il fatto che il monte sopra Praiano si chiama “S. Angelo a tre pizzi”, che entrambi i comuni limitrofi o ricomprendenti questo monte, ossia Agerola e Pimonte, hanno al centro del loro rispettivo stemma ufficiale tre cime di monte ovvero un monte con tre picchi, che Monte S. Angelo a tre pizzi [24.6], visto da Agerola, sembra proprio il disegno dello stemma in questione, e infine che lo stemma ufficiale di Praiano, definito e depositato un anno prima del matrimonio di Carlo e Nuntia, è completamente diverso, con richiami agrari e non montani.
Si potrebbe illazionare che anche i Gallo di Castrovillari, con il loro stemma quasi uguale, prima di andare a Giffoni Sei Casali vivessero nella regione dei monti Picentini, che sono la prosecuzione nell’entroterra dei monti Lattari, cioè fossero un ramo della famiglia allontanatosi prima del Cinquecento. Quello che non sono riuscito ancora a spiegare è il rebus dello stemma del principato di Henneberg.
Rintracciai telefonicamente Ambrogio Gallo di Castrovillari e lo informai che mia moglie e io per ragioni familiari ci saremmo recati il 30 agosto 2011 a Maratea, 92 km a nord di Castrovillari. Ambrogio e signora ebbero l’amabilità di venire per incontrarci e conoscerci. Eravamo tutti alquanto emozionati, consapevoli che noi due certo non eravamo parenti, ma forse lo eravamo stati sette-ottocento-mille anni prima. Feci fatica a non imperversare con il racconto dei risultati di tutte le mie ricerche; lui si mostrò incuriosito, disposto ad ascoltare particolari aggiuntivi di un passato remoto se non addirittura ipotetico, ma fu ancor più interessato a stabilire rapporti amichevoli, anzi direi proprio affettuosi. Finimmo con il raccontarci le nostre rispettive vite, lui sessantenne, io con sette anni di più.
Il 9 settembre 2011, a Milano, incontrai invece Guglielmo, il cugino più giovane di Ambrogio ma anche quello che avrebbe diritto al titolo nobiliare.
A un ramo cadetto della famiglia di Castrovillari, trasferitosi a Napoli nel Settecento, sembra appartenesse anche Ettore Gallo, che fu presidente della Corte costituzionale nel 1991 e morì nel 2001.

About Riccardo Gallo
Riccardo Gallo (Roma, 23 settembre 1943) è un ingegnere, economista e docente italiano. Professore alla Sapienza, ha svolto compiti di risanamento del sistema produttivo italiano in ambiti governativi, finanziari, aziendali, riversando e incrociando le competenze acquisite. È stato definito il bastian contrario sia del management pubblico che del privatismo arrogante, estremista di centro. Ha collaborato con Il Sole 24 Ore. Oggi è opinionista de L’Espresso.
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